Alle sponde odo l'acqua colomba,
ànapo mio; nella memoria geme
al suo cordoglio
uno stormire altissimo.
Sale soavemente a riva,
dopo il gioco coi numi,
un corpo adolescente:
mutevole ha il volto,
su una tibia al moto della luce
rigonfia un grumo vegetale.
Chino ai profondi lieviti
ripatisce ogni fase,
ha in sé la morte in nuziale germe.
- Che hai tu fatto delle maree del sangue,
Signore? - Ciclo di ritorni
vano sulla sua carne,
la notte e il flutto delle stelle.
Ride umano sterile sostanza.
In fresco oblio disceso
nel buio d'erbe giace:
l'amata è un'ombra e origlia
nella sua costola.
Mansueti animali,
le pupille d'aria,
bevono in sogno.