Sardegna


Nell'ora mattutina a luna accesa,
appena affiori, geme
l'acqua celeste.

Ad altra foce
più dolente sostanza
soffiò di vita l'urlo dei gabbiani.

Mi trovo di stessa nascita;
e l'isolano antico,
ecco, ricerca il solo occhio
sulla sua fronte, infulminato,
e il braccio prova
nel lancio delle rupi maestro.

Graniti sfatti dall'aria,
acque che il sonno grave
matura in sale.

La pietà m'ha perduto;
e qui ritrovo il segno
che allo squallido esilio
s'esprime amoroso;
nei nomi di memoria: Siliqua
dai conci di terra cruda,
negli ossami di pietra
in coni tronchi.

Deserto effimero: in cuore gioca
il volume dei colli d'erba giovane;

e la fraterna aura conforta amore.