Matrice secca d'amore e di nati,
ti gemo accanto
da lunghi anni, disabitato.
Dormono selve
di verde serene, di vento,
pianure dove lo zolfo
era l'estate dei miti,
immobile.
Non eri entrata a vivermi,
presagio di durevole pena:
la terra moriva sulle acque
antiche mani nei fiumi
coglievano papiri.
Non so odiarti: così lieve
il mio cuore d'uragano.