Ride la gazza, nera sugli aranci
Forse è un segno vero della vita:
intorno a me fanciulli con leggeri
moti del capo danzano in un gioco
di cadenze e di voci lungo il prato
della chiesa. Pietà della sera, ombre
riaccese sopra l'erba così verde,
bellissime nel fuoco della luna!
Memoria vi concede breve sonno;
ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo
per la prima marea. Questa è l'ora:
non più mia, arsi, remoti simulacri.
E tu vento del sud forte di zàgare,
spingi la luna dove nudi dormono
fanciulli, forza il puledro sui campi
umidi d'orme di cavalle, apri
il mare, alza le nuvole dagli alberi:
già l'airone s'avanza verso l'acqua
e fiuta lento il fango tra le spine,
ride la gazza, nera sugli aranci.
Del peccatore di miti
Del peccatore di miti,
ricorda l'innocenza,
o Eterno; e i rapimenti,
e le stimmate funeste.
Ha il tuo segno di bene e di male,
e immagini ove si duole
la patria della terra.
Nel senso di morte
Ceruli alberi
dove più dolce suono migra
e nasce gusto alle piogge nuove.
Ad una fronda, docile,
la luce oscilla
alle nozze con l'aria;
nel senso di morte,
eccomi, spaventato d'amore.
Città straniera
Un'altra ora che cade:
aperta a stella una buccia di banana
vive sul fiume. Il rombo
d'un frantoio che macima pietrame
sulla cala, presso barconi inerti,
la sabbia gialla che trabocca;
e al flutto arido la pena
a cui mi fingo leggero
ogni giorno non mio.
Morti scendono da alti carrozzoni
di sangue nella nebbia,
le lampade toccano il selciato.
Fra lunghi viali
nere foglie ammucchiate
in un presagio di vento.
Nel giusto tempo umano
Giace nel vento di profonda luce,
l'amata del tempo delle colombe.
Di me di acque di foglie,
sola fra i vivi, o diletta,
ragioni; e la nuda notte
la tua voce consola
di lucenti ardori e letizie.
Ci deluse bellezza, e il dileguare
d'ogni forma e memoria,
il labile moto svelato agli effetti
a specchio degli eterni fulgori.
Ma dal profondo del tuo sangue,
nel giusto tempo umano,
rinasceremo senza dolore.
Del mio odore di uomo
Negli alberi uccisi
ululano gli infermi:
dorme l'estate nel vergine miele,
il ramarro nell'infanzia di mostro.
Del mio odore di uomo
grazia all'aria degli angeli,
all'acqua mio cuore celeste
nel fertile buio di cellula.
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